Negli ultimi anni e soprattutto mesi si fa un gran parlare di storytelling e applicandolo al brand, tutto è diventato per magia corporate storytelling.
Che la magia sia parte di questa disciplina, per quanto mi riguarda, è fuori discussione ma che qualsiasi “pseudo-racconto” aziendale che troviamo in rete sia storytelling, beh… questa è un’altra faccenda.
Cose che sarebbe bene considerare a riguardo:
1) È una metodologia che richiede strategia, tanta strategia.
2) Devi essere autentico e coerente.
3) History e story sono due concetti molto differenti.
La narrazione fa parte di noi.
Le prime forme di racconto le ritroviamo probabilmente sulle pareti delle caverne, scene di caccia e di vita impresse sulla roccia.
Da sempre quindi ci nutriamo di storie e da sempre le storie fanno parte di noi, tanto che Jerome Bruner, psicologo statunitense che ha contribuito (tra le altre cose) allo sviluppo della psicologia cognitiva, arriva a parlare di “pensiero narrativo”.
Gli umani secondo Bruner avrebbero una
“sorta di attitudine o predisposizione a organizzare l’esperienza in forma narrativa.”
Se ti fermi un attimo a riflettere su questa cosa realizzi infatti come fin da piccolo tu sia stato abituato a raccogliere le informazioni e ad elaborarle successivamente secondo una struttura narrativa.
Ecco perché probabilmente la narrazione è così potente:
“La ragione è che possiamo raccontare perché quel qualcuno ha voglia di stare attento e di ricordarsi di noi. In sostanza, è disponibile ad ascoltare.”
(Fontana, Sassoon, Soranzo, 2011)
“Trance narrativa da ascolto” (Sturm, 2000; Nell, 1988, R.J. Gerrig; Fontana 2010), così viene definita: se ti piace un racconto ti immergi in esso fino a perdere il contatto con la realtà che ti circonda.
Storytelling: di cosa parliamo?
Dopo questa premessa possiamo sicuramente capire meglio la definizione che ci fornisce Andrea Fontana:
“Lo storytelling è un processo attraverso il quale costruiamo racconti significativi in cui proiettiamo noi stessi.”
Ecco quindi che nel corporate storytelling si analizzano, progettano e costruiscono narrazioni d’impresa che fanno uso delle tecniche del racconto; naturalmente è fondamentale, perché la cosa funzioni, che il lettore, colui che fruisce la storia, si senta parte di questa narrazione.
Ma come fare?
1) Strategia, strategia e ancora strategia.
Spesso ce ne dimentichiamo ma alla base di ogni buon progetto c’è pianificazione.
Chi è il tuo lettore? Che periodo di vita sta attraversando?
E ancora: quali valori vuoi trasmettere?
Sono solo alcune delle domande a cui dovrai rispondere per identificare gli elementi narrativi più appropriati.
Una narrazione infatti presuppone ad esempio dei personaggi e un’impresa da compiere. Va definita la struttura narrativa da utilizzare (Viaggio dell’eroe, Up & down, multilivello per citarne alcune), identificato l’eroe, l’impresa da portare a termine e chi aiuterà l’eroe a compiere la sua impresa.
Ripeto: strategia!
Attenzione: raccontare una storia, anche se di fantasia, non significa raccontare bugie.
2) Devi essere autentico e coerente.
Potrei sintetizzare così il pensiero:
“l’eroe (spesso interpretato dal lettore/consumatore) cerca un aiutante fidato (azienda/brand) per compiere la propria missione.”
È semplice, un lettore insoddisfatto cercherà altrove chi appaghi le proprie esigenze e credimi, di questi tempi non è difficile.
3) History e story sono due concetti molto differenti.
Ebbene si, voglio ribadirlo perché spesso le due cose, quando si fa corporate storytelling, vengono confuse.
Fare storytelling non significa mettere in fila le date e gli avvenimenti che hanno contraddistinto la nascita e l’evoluzione dell’azienda come non significa raccontare aneddoti.
Tienilo bene a mente la prossima volta che affronti un progetto di questo tipo.
Molti sono gli esempi di progetti di corporate storytelling ben riusciti, da parte di aziende più o meno famose ma per te ne ho selezionato uno che a me piace particolarmente.
Buona visione!
Premessa: il brand è una catena di hotels e resorts e presumibilmente se stai soggiornando da loro è perché ti trovi in viaggio in una terra straniera.
Il messaggio:“To embrace a stranger as one of our own. It’s in our nature”.
Ecco, con questo breve ma intenso progetto di storytelling il brand riesce nell’intento di trasmettere al viaggiatore straniero sicurezza e protezione, è nella loro natura abbracciarti ed accoglierti.
L’eroe della narrazione sei tu (nelle vesti di un uomo) che perso tra le montagne ricoperte di neve cerchi di sopravvivere; alla fine stremato e gelato vieni circondato dai lupi che in un primo tempo sembrano essere i tuoi antagonisti (in apparenza minacciosi osservano da distante i movimenti di uno straniero nella loro terra) ma alla fine invece si rivelano essere dei preziosi aiutanti (il brand), con il loro corpo ti scaldano, ti accolgono, ti abbracciano.
La narrazione è coinvolgente, emozionante e cosa importante è coerente. Il brand poi è riuscito a trasmettere i propri valori senza mai apparire esplicitamente e questo non fa che dare ulteriore forza al messaggio.
Bene, ora che ti ho illustrato alcuni aspetti del corporate storytelling non mi resta che chiederti cosa ne pensi.
Di la tua non essere timido 🙂
Grazie per il tempo che ci hai dedicato.
Fonti:
– La ricerca del significato. Per una psicologia culturale, Bollati Boringhieri, 1992. Bruner Jerome.
– Marketing narrativo. Usare lo storytelling nel marketing contemporaneo, Franco Angeli Editore, 2011. Fontana Andrea, Sassoon Joseph, Soranzo Ramon.
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