Ok, abbiamo visto che per fare storytelling correttamente, nello specifico con riferimento al brand o al prodotto, serve autenticità ma come puoi ben immaginare questo non può bastare.
Ti ho però già accennato anche del fatto che è necessaria una strategia ed oggi voglio parlarti di un elemento importante che fa parte di quest’ultima, o meglio, più che un elemento, un fattore vero e proprio: l’analisi del lettore.
Perché prima di costruire una narrazione devi capire a chi ti rivolgi.
Una convinzione sbagliata
Quando ho iniziato a studiare questa metodologia certo ne avevo un’infarinatura ma mai mi sarei aspettato che fosse così complessa.
Il termine “storytelling” è sulla bocca di tutti, questo è vero ma spesso si sottovaluta la difficoltà intrinseca dell’argomento, tanto cosa vuoi che sia: basta raccontare una storia.
E invece no, mi dispiace deluderti, raccontare una storia, se così si può dire è solo l’ultimo passo del processo; immagina che lo storytelling sia un iceberg, la punta potremmo dire che è la storia ma un iceberg non è formato solo da quest’ultima.
Come ben sai la parte sott’acqua è in proporzione molto più grande della parte emersa e nel nostro paragone la base di questo gigantesco blocco di ghiaccio sarebbe in parte composta anche dall’analisi del nostro pubblico.
Più facile a dirsi che a farsi
“Il target non esiste più, ora si parla di lettore, che interpreta e partecipa attivamente alla narrazione”
Questo ci insegna Andrea Fontana.
Quando sentii questa affermazione era una giornata di giugno, facevo parte di una folta schiera di studenti affamati di storytelling e fino ad allora procedeva tutto regolarmente, la lezione era molto interessante ed Andrea ci stava parlando di corporate storytelling.
Quello che non potevo immaginare era come una semplice frase avrebbe cambiato per sempre il mio modo di vedere le cose.
Ammetto che mi ci è voluto molto per capire a fondo questa affermazione in apparenza così semplice e, a dire il vero, non sono nemmeno sicuro di averne già compreso tutte le sfumature.
Una serie di domande mi rimbombarono in testa durante le ore successive, tra cui su tutte: con quali criteri? Cosa significa?
Leggi il tuo pubblico
Ecco il punto, la parte difficile.
Una volta definiti i valori e il messaggio che devi veicolare devi capire a chi rivolgerti e attraverso quali mezzi; per farlo, devi individuare il tuo lettore: colui o colei insomma che si immergerà nella tua narrazione.
Identikit
È uomo, donna, è sposato/a, da dove proviene? Qual è il suo livello culturale? I suoi interessi quali sono? ecc.
Bisogni
Cosa lo spinge, cosa lo motiva?
Cura, potere, esplorazione, confronto, che cosa?
Paure
Ha paura della solitudine o forse della malattia, o magari ancora della povertà, qual è insomma la cosa peggiore che sente gli possa capitare?
Temi di vita
Ecco un altro punto complicato da interpretare, quale tema esistenziale sente più vicino.
Potrebbe essere il lavoro, o forse la famiglia, magari gli interessa semplicemente stare bene.
Desideri
Qual è il suo sogno e il tuo brand/ prodotto come può aiutarlo a realizzarlo?
Queste sono le domande a cui dovresti dare risposta; sono le chiavi per decifrare il tuo pubblico e costruire di conseguenza il racconto che più gli si addice, quello in cui può immergersi.
Sembrano semplici ma credimi, non lo sono per nulla.
Se non ci riesci non devi spaventarti, può succedere che non si abbiano le risposte a tutto.
In questo caso cerca di “girare largo”, non entrare troppo nel dettaglio.
Veicola un credo più ampio che sei sicuro sia nelle corde del tuo lettore.
Avrai modo successivamente di entrare in profondità!
Tutto questo senza dimenticare che una buona storia richiede emozione.
Ma questo tema lo affronteremo un’altra volta.
Cosa ne pensi? Ricorda che per qualsiasi dubbio o domanda puoi contattarci senza impegno.
Scrivici
Saremo lieti di ascoltarti.
Grazie per il tempo che ci hai dedicato.
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